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I coltivatori da secoli utilizzano anche i cavalli nelle colture dei terreni; ciò avviene anche per la viticoltura.
I cavalli esercitano una pressione inferiore sul terreno rispetto a un trattore perché i loro zoccoli sono più delicati delle gomme. Questo significa che c’è meno compattazione del suolo, diminuendo o evitando l’erosione del terreno.
L’erosione è un problema notevole, pertanto introdurre in viticoltura l’utilizzo dei cavalli è sicuramente utile.
I cavalli possono attraversare strette file di vigneti ove , invece, le macchine cedono il passo per ingombro.
Le file di vite vengono piantate tra loro per creare un microclima benefico per l’uva, questo comporta più tempo per raggiungere la maturità fisiologica ed ottenere frutta matura a livelli di zucchero più bassi. Ciò si traduce in una riduzione dell’alcool nel vino.
I cavalli inoltre tirando i carri carichi di uva in cantina, durante la raccolta, sollevano piccoli frammenti di terra, che aera naturalmente il terreno.
In inverno vengono liberati nei vigneti per mangiare erba ed erbacce. Mentre lo fanno, depositano materiali organici sulla proprietà attraverso i loro rifiuti, il che aggiunge nutrienti al suolo.
Questo processo ciclico è la chiave delle pratiche agricole biologiche e biodinamiche che portano a mantenere il naturale equilibrio del luogo, in cui si fa uso del cavallo.
Ovviamente c’è anche il contro perché una elevata quantità di letame di cavallo, su un vigneto in una sola volta può bruciare le piante, dato l’alto contenuto di azoto nei rifiuti.
Vi sono viticoltori che utilizzano dei sistemi per creare compost dai rifiuti insieme al letame del cavallo, posizionati poi nelle andane e girati regolarmente per mantenere temperature abbastanza elevate da uccidere agenti patogeni e semi di erba.
Una volta che il compost ha raggiunto il tempo di utilizzo viene gettato sui vigneti evitando il rischio di danneggiare le viti.
Un problema che sorge di frequente è l’uso di personale adeguato in quanto non è più come un tempo, ove c’era più disponibilità nella manovalanza e disponibilità nel imparare un mestiere.
Alcuni viticoltori da noi intervistati all’estero hanno riferito che bisogna andare in centri ippici specializzati a questo tipo di lavoro con cavalli e terra, quindi cercare un team di professionisti con formatori certificati, ma scarseggiano e sono molto costosi.
I cavalli devono essere tenuti come se andassero a gareggiare. Questo vuol dire spese per gestione e manutenzione, alias costi elevati.
Peraltro l’uso del cavallo per lavorare le vigne deve essere in specifici terreni, in quanto se c’è troppo calcare non si riesce a far funzionare correttamente l’attrezzatura trainata dai quadrupedi.

[Redazione Giornalisti Equestri]