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Le due statue vennero realizzate su commissione. Ranuccio I Farnese, signore di Parma e Piacenza, desiderava omaggiare la memoria del genitore defunto, Alessandro Farnese, nonché assicurarsi la futura permanenza della propria, e pertanto convocò a Piacenza, città che in quel periodo aveva assunto il titolo di capitale del ducato precedentemente detenuto da Parma, lo scultore Francesco Mochi, il quale vi si recò da Roma, dove i vari lavori nel Duomo di Orvieto e la frequentazione del palazzo Farnese nella stessa città gli avevano procurato una buona fama.
Ranuccio gli commissionò due statue in bronzo al fine di recuperare il favore della popolazione – in quel momento la famiglia Farnese soffriva una particolare impopolarità – le quali avrebbero dovuto rappresentare suo padre Alessandro ed egli stesso fieramente trasportati da nobili destrieri.
L’ubicazione prescelta fu sin dal principio quella, centralissima, della Piazza del Comune. Documenti di varia natura, soprattutto economica, attestano che il Mochi, dopo avere ideato e disegnato la prima statua e preparato il calco, ne intraprese la fusione nell’estate del 1612.
Le statue poggiano su alti basamenti in marmo, che portano due bassorilievi sui lati maggiori e targhe con testo, di forma curva, sui lati corti. Completano i monumenti putti reggi stemma, stemmi e decorazioni bronzee. Una bassa ringhiera rettangolare delimita il piccolo spazio di pertinenza delle statue e le separa dalla piazza.
Ranuccio vi venne ritratto con aria flemmatica e gentile, reggente un diploma nella mano destra, abbigliato come un valoroso romano con corazza e gonnellino. Similmente riuscì aggraziato l’animale, con una zampa agile e alzata, perfettamente domato dal proprio cavaliere.
Questo capolavoro di cesellatura bronzea e composizione tardo rinascimentale rappresentava per l’epoca una creazione senza dubbio matura e stilisticamente compiuta, e molti l’avrebbero additata come l’opera prima del Mochi che, raggiunta l’età e l’esperienza necessaria, aveva così intrapreso la fase della sua produzione più significativa.
[Redazione Giornalisti Equestri]