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Nell’antica Grecia i cavalieri erano detti hippikon e tra essi si vennero a distinguere i contingenti di cavalleria pesante tessale, specie durante la guerra del Peloponneso. Infatti se fino a prima di questo scontro totale, il ruolo della cavalleria era subordinato a ruoli di ricognizione e a schermaglie tattiche, poi prese sempre più importanza nelle sorti delle battaglie.
Non era un caso che l’uso del cavallo non fosse così diffuso nelle guerre dell’antica Grecia, a causa del costo di mantenimento e delle ridotte dimensioni delle pianure greche, ad eccezione di quella tessale.
Ad Atene è solo dopo il V secolo, che la città si può permettere di risarcire i cavalieri che avevano perduto il proprio destriero in battaglia e di emettere degli assegni di una dracma per l’acquisto del foraggio giornaliero necessario ad un cavallo.
Durante le guerre persiane la città dispone di 300 hippikon e nel 442 a.C. il loro numero supera le 1000 unità. Anche Sparta e Corinto formano squadroni a cavallo nello stesso periodo, mentre le altre poleis si dotano di una vera cavalleria nel secolo successivo. Le dotazioni erano differenti in base alla città di appartenenza, così troviamo il:
cavaliere tessale provvisto di copricapo di pelle di mucca con paraorecchi o una versione a falde più larghe del copricapo di feltro greco detto petasos, un mantello scuro con bordo bianco, la tunica corta e stretta in vita o a torso nudo; dotato di giavellotti e di una lunga lancia detta kamax, la sella era un ampio panno definito efippion.
cavaliere ateniese indossava il petasos, una corazza anatomica, stivaletti, chitone, una clamide nera, ed era provvisto di kamax, 2 giavellotti e una sciabola. Ad esso veniva conferito un assegno giornaliero per l’acquisto del foraggio, un contributo per l’acquisto del cavallo, che annualmente veniva sottoposto a controllo come stabilito dalla Bulé, in occasione della dokimasia.
Il contingente era suddiviso in Philè di 100 hippikon comandati da un filarca. Ciascuna ala di cavalleria, composta da 5 philai veniva comandata da un hipparca con carica annuale. Ciascuna philè conferiva all’hipparchia 5 prodromoi, cavalieri con compiti di esplorazione e recapito messaggi. Essi vestivano una tunica, un mantello, l’elmo beotico ed erano armati di giavellotto o lancia.
a Sparta l’unica testimonianza dedicata agli hippikon, ci viene fornita dalle raffigurazioni di Castore e Polluce eroi della città vestiti di corta tunica, mantello, elmo di Pilos, lancia e spada.
Un caso a parte furono i cavalieri hetairoi del Regno di Macedonia, un corpo di cavalleria elitario con tattiche di combattimento basate sull’esperienza dei cavalieri nomadi Sciti e proprie armi precipue come la lunga lancia chiamata xiston. Nonostante le raccomandazioni dello storico e stratega Senofonte, raccolte nel saggio “Sull’equitazione”, il mondo greco vero e proprio non riuscì mai a produrre un’efficiente forza di cavalleria.
I Romani fino alle guerre puniche utilizzarono quasi esclusivamente la fanteria. Il primo comandante a sfruttare al massimo le potenzialità della cavalleria fu Annibale, che poteva contare sui cavalieri numidi, i più abili di quell’epoca: nella battaglia di Canne (216 a.C.), considerata uno dei capolavori della tattica militare di tutti i tempi, il cartaginese attirò la fanteria romana al centro del campo e la accerchiò con una manovra a tenaglia dei propri cavalieri, annientandola completamente. Annibale venne poi sconfitto nella battaglia di Zama (202 a.C.) da Scipione l’Africano, che aveva stretto alleanza coi numidi portandoli dalla propria parte.
Il nerbo dell’esercito romano rimasero comunque le legioni di fanteria fino al III secolo; nel tardo impero invece, con la pressione dei barbari alle frontiere e la necessità di presidiare efficacemente un confine lungo migliaia di chilometri, la cavalleria acquistò sempre maggiore importanza grazie alla rapidità di spostamento che permetteva.
A questo si deve aggiungere che, con la mutazione nella composizione dell’esercito romano, formato in misura sempre maggiore da barbari assimilati, la secolare tradizione di efficienza e organizzazione delle legioni si andò via via perdendo.
Fonte testo e foto: it.wikipedia.org/wiki/Cavalleria
[Redazione Giornalisti Equestri]