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Man mano che si comprendeva l’importanza dell’allevamento di cavalli per il successo in guerra, i programmi di allevamento pianificati aumentarono. Molti cambiamenti furono dovuti all’influenza della cultura islamica attraverso le Crociate oltre che Al-Andalus.
Gli arabi conservavano ampi pedigree dei loro cavalli berberi e arabi attraverso una tradizione orale.
Alcuni dei primi alberi genealogici scritti nella storia europea documentata sono stati conservati dai monaci certosini che allevavano lo spagnolo Jennet. Poiché sapevano leggere e scrivere e quindi tenere registri accurati, ai monaci fu affidata la responsabilità dell’allevamento di cavalli da alcuni membri della nobiltà, in particolare in Spagna.
Questi pedigree scritti per alcune razze di cavalli esistono dagli Anni 1330. In Inghilterra, una fonte comune di cavalli da guerra erano i pony selvaggi della brughiera che venivano radunati ogni anno dagli allevatori, tra cui i monaci cistercensi, per usarli come cavalli da sella o cavalleria leggera. Una di queste razze era il Pony Fell che aveva origini simili al moderno Frisone.
In Francia, a partire dal XIII secolo, vennero importati dalla Frisia, regione allora rinomata per la qualità del suo allevamento, i cosiddetti cavalli «Norrois», di solito impiegati come palafreni.
Nel Trecento, i papi di Avignone apprezzarono molto i cavalli spagnoli che importarono in sì gran numero da creare un fiorente commercio equino tra l’Aragona e la Linguadoca.
Alla fine del Medioevo, l’Alvernia era una regione importante per l’allevamento di cavalli in Francia ed esportava le sue bestie in tutto il Mediterraneo.
[Redazione Giornalisti Equestri]